Transit admiratio ab condicione temporum et ad urbium. Una urbs Attica pluribus omnis eloquentiae quam universa Graecia operibusque floruit, adeo ut corpora gentis illius separata sint in alias civitates, ingenia vero solis Atheniensium muris clausa existimes. Neque hoc ego magis miratus sim quam neminem Argivum Thebanum Lacedaemonium oratorem aut dum vixit auctoritate aut post mortem memoria dignum existimatum. Quae urbes et in alia talium studiorum fuere steriles, nisi Thebas unum os Pindari inluminaret: nam Alcmana Lacones falso sibi vindicant.
Dal condizionamento esercitato dalle varie epoche la nostra meraviglia si sposta a quello delle città. Una sola città dell’Attica fiorì nell’eloquenza per più anni e grazie a un maggior numero di opere che non tutta quanta la Grecia, tanto da credere che i corpi di quella popolazione siano stati distribuiti fra le altre città, gli ingegni invece siano rimasti entro le mura della sola Atene. E di questo non saprei meravigliarmi più che del fatto che nessun oratore di Argo, di Tebe, di Sparta sia stato giudicato meritevole di considerazione in vita o di ricordo dopo la morte. Queste città, quanto a opere di tal genere, furono tutte sterili, se non desse lustro a Tebe la voce di Pindaro; senza ragione infatti gli Spartani rivendicano come loro concittadino Alcmane.