Saevum et sanguinarium natura fuisse, magnis minimisque apparuit rebus.Tormenta quaestionum poenasque parricidarum repraesentabat exigebatque coram. Cum spectare antiqui moris supplicium Tiburi concupisset et deligatis ad palum noxiis carnifex deesset, accitum ab urbe vesperam usque opperiri perseveravit. Qvocumque gladiatorio munere, vel suo vel alieno, etiam forte prolapsos iugulari iubebat, maxime retiarios, ut expirantium facies videret. Cum par quoddam mutuis ictibus concidisset, cultellos sibi paruulos ex utroque ferro in usum fieri sine mora iussit. Bestiaris meridianisque adeo delectabatur, ut et prima luce ad spectaculum descenderet et meridie dimisso ad prandium populo persederet praeterque destinatos etiam levi subitaque de causa quosdam committeret, de fabrorum quoque ac ministrorum atque id genus numero, si automatum vel pegma vel quid tale aliud parum cessisset. Induxit et unum ex nomenculatoribus suis, sic ut erat togatus.
Per natura fu crudele e sanguinario, e ciò lo si vide sia nelle grandi, sia nelle piccole cose. Sottoponeva a tortura e puniva i parricidi senza nessun indugio e sotto i suoi occhi. Un giorno che desiderava assistere a Tivoli ad un supplizio di vecchio tipo, poiché il boia non arrivava, mentre il condannato era già legato al palo, ne fece venire uno da Roma e lo attese pazientemente fino a sera. In tutti i combattimenti di gladiatori, dati da lui o da qualcun altro, fece sgozzare anche quelli che cadevano casualmente, soprattutto i reziari, per osservare i loro volti quando spiravano. Una volta che due gladiatori si erano reciprocamente colpiti a morte, ordinò immediatamente di fabbricargli con le loro armi due piccoli coltelli per uso personale. Le lotte dei bestiari e quelle del mezzogiorno gli piacevano talmente che non solo si recava allo spettacolo all’alba, ma restava al suo posto anche a mezzogiorno, quando il popolo usciva per andare a mangiare, e, oltre ai gladiatori già stabiliti, costringeva a combattere, anche per un futile motivo, perfino gli operai, gli addetti al circo o le persone di questa categoria, quando un meccanismo, o un tavolato o un qualsiasi altro congegno non aveva funzionato a dovere. Fece scendere nell’arena anche uno dei suoi nomenclatori, così come si trovava, con la toga indosso.