Post cibum meridianum, ita ut vestitus calceatusque erat, paulisper Augustus conquiescebat, manum ad oculos opponens. A cena in lecticulam lucubratoriam se recipiebat. Ibi, residuum laborem aut reliqua officia conficiens, ad multam noctem permanebat. In ledum inde Cubans circiter septem horas dormiebat, ac ne continuas quidem, sed in illo temporis spatio ter aut quater surgebat. Quoniam, ut saepe evenit, interruptum somnum non recuperabat, lectores aut fabulatores arcessens, resumebat producebatque ultra primam lucem. Matutina vigilia offendebatur. Si propter officium maturius somno solvi debebat, numquam id contra commodum fecit, sed in proximo domesticorum cenáculo manebat. Sic quoque saepe, indigens somni, cum per vicos deportabatur, servos deponere lecticam iubebat ac inter moras dormiebat.
Dopo il pasto di mezzogiorno, Augusto, così com’era vestito e calzato, si riposava un po’, mettendo una mano davanti agli occhi. Si ritirava dalla cena sulla lettiga per lo studio notturno. Lì, portando a termine il lavoro residuo o altre incombenze, restava fino a tarda notte. Quindi, stendendosi sul letto, dormiva circa sette ore, ma neppure continue, anzi in quell’intervallo di tempo si alzava tre o quattro volte. Poiché, come spesso succede, non recuperava il sonno interrotto, mandando a chiamare lettori e narratori, riassumeva e produceva fin dopo l’alba. Era disturbato dalla sveglia mattutina. Se, a causa di un impegno, doveva essere svegliato prima del tempo, non lo faceva mai contro il (suo) comodo, ma restava nella più vicina stanza dei domestici. Anche così, avendo bisogno di dormire, quando era trasportato per le strade, ordinava ai servi di deporre la lettiga e dormiva nel frattempo.