Miscenda ista sunt: solitudo et frequentia: sic erit altera alterius remedium. Nam odium turbae sanabit solitudo taedium solitudinis turbae. Nec semper in eadem intentione aequaliter retinenda est mens sed interdum ad iocos revocanda. Cum puerulis Socrates ludere non erubescebat et Cato ille cuius severi mores omnibus noti sunt vino laxabat animun curis publicis defatigatum et Scipio corpus movebat at numeros non molliter et inverecunde sed ut antiqui illi viri solebant inter lusum ac festa tempora in modum virilem tripudiare. Danda est animis remissio: ex remissione et requiete meliores acrioresque surgent.
Bisogna mescolare queste cose: la solitudine e la frequenza, uno sarà il rimedio dell’altro. Infatti la solitudine guarirà l’odio della folla, la folla la noia della solitudine. Non bisogna trattenere la mente sempre nella stessa condizione, bisogna talvolta richiamarla ai giochi. Socrate non si vergognava a giocare con i fanciulli e lo stesso Catone, di cui i severi costumi sono noti a tutti, rilassava con il vino l’animo stanco dagli impegni pubblici, Scipione muoveva a tempo di musica il corpo, non mollemente e spudoratamente, ma come quegli antichi uomini erano soliti danzare in modo virile tra lo svago e i giorni di festa. Bisogna dare agli animi riposo: dal riposo e dalla quiete sorgeranno migliori e più combattivi.