Plinius Marcellino suo salutat. Tristissimus haec tibi scribo, Fundani nostri filia minor decessit. Qua puella, nihil unmquam festivius et amabilius vidi. Nondum annos quattuordecim impleverat et iam illi anilis prudentia, matronalis gravitas erat, et tamen suavitas puellaris cum virginali verecundia. Ut illa patris cervicibus inhaerebat! Ut nos amicos paternos set amanter et modeste salutabar! Ut nutrices, ut paedagogos, ut praeceptores pro suo quemque officio diligebat! Quam studiose, quam intelligenter lectitabat! Ut parce custoditeque ludebat! Qua illa temperantia, qua patientia, qua etiam con stantia novissimam valetudinem toleravit! O triste plane acerbumque funus! O morte ipsa mortis tempus indignius! Iam destinata erat egregio iuveni, iam electus nuptiarum dies, iam nos vocati. Quod gaudium quo maerore mutatum est!
Plinio saluta al suo Marcellino.
Tristissimo, ti scrivo queste cose, la figlia minore del nostro Freudiano morì. Non ho mai visto nulla di più piacevole e di più amabile. Non aveva ancora compiuto quattordici anni e aveva già la saggezza di una vecchia, la maestà di una matrona e tuttavia aveva una dolcezza giovanile con timidezza verginale. Come si aggrappava al collo del padre! Come salutava amichevolmente e umilmente noi amici del padre! Come amava le nutrici, i maestri, i precettori ciascuno con i suoi ostacoli! Con quanta attenzione, con quanta intelligenza leggeva! Come lodava sobriamente e con ritegno!Con quale temperanza, con quale pazienza, anche con quale costanza sopportò l’ultima malattia! O funerale triste e completamente doloroso. O tempo della morte più indegno della morte stessa! Era già stata destinata ad un giovane eccellente, era già stato scelto il giorno delle nozze, noi eravamo già stati invitati. Con quale tristezza è stata cambiata questa gioia!