Cum Apamaeam, ubi consul Gneus Manlius castra posuerat, Antiochi regis legati venissent, foedus in haec fere verba conscriptum est: “Amicitia regi Antiocho cum populo Romano his legibus condicionibusque esto: Ne ullum exercitum, qui cum populo Romano sociisve bellum gesturus erit, rex Antiochus per fines suos transire sinat; neu commeatu neque alia ope eos adiuvet. Idem Romani sociique Antiocho praestent. Bellum gerendi ius Antiocho ne esto cum iis, qui insulas colunt, neve ei ullo modo in Europam transire liceat. Excedito urbibus, agris, castellis, vicis, quae cis Taurum montem ad Halym amnem sunt, et a valle Tauri usque ad iuga, quae in Lycaoniam vergunt. Ne ulla arma extulerit ex iis oppidis, agris, castellisque, ex quibus excedat. Eumeni regi, populi Romani socio, talenta trecenta quinquaginta intra quinquennium dentur et pro frumento, ubi aestimatio facta erit, talenta centum viginti septem. Obsides Romanis viginti rex det et post triennium eos mutet. Controversiae inter se iure aut iudicio disceptentur, aut, si utrisque placebit, bello”.
Una volta giunti gli ambasciatori del re Antioco ad Apamea – dove il console Cneo Manlio s’era accampato – il trattato fu redatto pressappoco in questi termini: “Sarà in vigore un’alleanza tra il re Antioco e Roma a questi patti ed a queste condizioni: il re Antioco non deve permettere ad alcun esercito – che avrà mostrato intenzione di portare guerra al popolo di Roma – di transitare entro il proprio territorio, né lo deve aiutare con rifornimenti o in altro modo. I Romani e gli alleati offriranno identiche garanzie ad Antioco. Antioco (inoltre) non avrà diritto di portare guerra agli abitanti delle isole, né potrà in alcun modo passare in Europa. (Il re) dovrà abbandonare le città, le campagne, le roccaforti e i villaggi che s’estendono al di qua del monte Tauro fino al fiume Halis, e dalla vallata del Tauro fino alle vette verso la Licaonia; non porterà (via) alcuna arma da quelle cittadelle, (da quei) campi e (da quelle) roccaforti, dalle quali si ritirerà. Si dovranno versare (dal re Antioco) al re Eumene – stretto alleato del popolo romano – 350 talenti in 5 anni e, al posto del frumento, 127 talenti, (qualora sarà stata stimata una) somma (equivalente). Il re (Antioco, inoltre) dovrà consegnare ai Romani 20 ostaggi e li dovrà cambiare dopo 3 anni. Le reciproche controversie dovranno risolversi o con mezzi diplomatici oppure – se sarà tale la volontà di entrambi – con la guerra”.