Priamus Laomedontis filius cum complures liberos haberet ex concubitu Hecubae Cissei sive Dymantis filiae, uxor eius praegnans in quiete vidit se facem ardentem parere, ex qua serpentes plurimos exisse. Id visum omnibus coniectoribus cum narratum esset, imperant, quicquid pareret, necaret, ne id patriae exitio foret. Postquam Hecuba peperit Alexandrum, datur interficiendus, quem satellites misericordia exposuerunt; eum pastores pro suo filio repertum expositum educarunt eumque Parim nominaverunt. Is cum ad puberem aetatem pervenisset, habuit taurum in deliciis; quo cum satellites missi a Priamo, ut taurum aliquis adduceret, venissent, qui in athlo funebri, quod ei fiebat, poneretur, coeperunt Paridis taurum abducere. Qui persecutus est eos et inquisivit, quo eum ducerent; illi indicant se eum ad Priamum adducere ei, qui vicisset ludis funebribus Alexandri. Ille amore incensus tauri sui descendit in certamen et omnia vicit, fratres quoque suos superavit. Indignans Deiphobus gladium ad eum strinxit; at ille in aram Iovis Hercei insiluit; quod cum Cassandra vaticinaretur eum fratrem esse, Priamus eum agnovit regiaque recepit.
Priamo, figlio di Laomedonte, aveva già avuto molti figli da Ecuba, figlia di Cisseo o di Dimante, quando sua moglie, di nuovo incinta, sognò di partorire una fiaccola ardente da cui uscivano tanti serpenti Tutti gli indovini ai quali venne riferita questa visione ordinarono di uccidere il nascituro, chiunque mai fosse, perché non portasse la patria alla rovina. Quando Ecuba partorì Alessandro, il bambino fu dato ai servi perché lo uccidessero, ma questi per pietà lo esposero; alcuni pastori lo trovarono, lo allevarono come se fosse stato figlio loro e lo chiamarono Paride. Il ragazzo, giunto all’adolescenza, si era molto affezionato a un certo toro. Alcuni servi, che erano stati mandati da Priamo a prendere un toro da dare in premio nei giochi funebri in onore dello stesso Paride, cominciarono a condurre via il toro di Paride, il quale li inseguì, chiedendo dove lo portassero; quelli risposero che lo stavano portando a Priamo, per darlo al vincitore dei ludi funebri in onore di Alessandro. Allora Paride, per amore del suo toro, partecipò alle gare e le vinse tutte, battendo anche i suoi fratelli. Deifobo, in preda all’ira, sguainò la spada contro di lui, ma Paride saltò sull’altare di Giove Erceo. Cassandra dichiarò, ispirata, che quello era loro fratello, al che Priamo lo riconobbe e lo accolse nella reggia.