Cum in temone musca sederet, mulam increpabat: “Quam tarda es! Cur citius non procedis? Vide ne dolone tibi collum compungam”. Respondit illa: “Verbis tuis non moveor; sed istum timeo qui in sella sedet, quod iugum meum lento flagello temperat et ora continet frenis spumantibus. Quapropter insolens et stulta esse desine: nam et quando stringandum et quando currendum sit scio”. Qui sine virtute vanas minas exercet, merito hac fabula derideri potest.
Una mosca sedendo su una pertica, infastidiva una mula: “Come sei lenta! Perchè non vai più veloce? Stai attenta che ti pungo il collo con il pungiglione”. Rispose quella: “Non sono mossa dalle tue parole, ma temo questo che siede in sella, perchè tempera con un lento flagello il mio giogo e trattiene la bocca con i freni schiumati. Per tale ragione smetti di essere insolente e stupida: infatti so quando devo correre e quando devo andare piano”. Chi esercita senza virtù vane minacce, giustamente può essere deriso con questa storia.