13 – Sexto decimo anno post reges exactos seditionem populus Romae fecit, tamquam a senatu atque consulibus premeretur. Tum et ipse sibi tribunos plebis quasi proprios iudices et defensores creavit, per quos contra senatum et consules tutus esse posset.
14 – Sequenti anno Volsci contra Romanos bellum reparaverunt, et victi acie etiam Coriolos civitatem, quam habebant optimam, perdiderunt.
15 – Octavo decimo anno postquam reges eiecti erant expulsus ex urbe Q. Marcius, dux Romanus, qui Coriolos ceperat, Volscorum civitatem, ad ipsos Volscos contendit iratus et auxilia contra Romanos accepit. Romanos saepe vicit, usque ad quintum miliarium urbis accessit, oppugnaturus etiam patriam suam, legatis qui pacem petebant, repudiatis, nisi ad eum mater Veturia et uxor Volumnia ex urbe venissent, quarum fletu et deprecatione superatus removit exercitum. Atque hic secundus post Tarquinium fuit, qui dux contra patriam suam esset.
13 – Nel sedicesimo anno dopo che i re erano stati cacciati, la plebe romana fece la secessione ritenendosi subissato da parte del senato e dei consoli. Allora, anc’esso istituì, per sé, dei tribuni della plebe, una sorta di giudici e difensori propri, attraverso i quali poter tutelarsi contro il senato e i consoli.
14 – L’anno dopo, i Volsci ripresero la guerra contro Roma, ma sconfitti sul campo, persero anche la città di Corioli, loro vanto.
15 – Nel diciottesimo anno dopo che i re erano stati cacciati, Q. Marcio, condottiero romano – (quello) che aveva espugnato Corioli, città volsca – (venne) esiliato dalla città (Roma), e riparò presso gli stessi Volsci, fornendo aiuto contro i Romani, (perché) pieno di astio (contro la propria patria).
Sconfisse spesso i Romani, giunse fino a cinque miglia da Roma, con l’intenzione, addirittura, di cingere d’assedio la propria città patria – aveva (infatti) rimandato indietro gli ambasciatori che chiedevano la pace – se sua madre Veturia e sua moglie Volumnia non fossero giunte, da Roma, per lui: (Marcio), vinto dalle loro lacrime e dai loro scongiuri, smobilitò l’esercito. In effetti, costui, dopo Tarquinio, fu il secondo (nella storia di Roma) a farsi condottiero contro la propria patria.