Alexander, postquam a Gaza copias moverat, in regionem Aegypti, quam nunc Castra Alexandri vocant, pervenit. Deinde cum expedita delectorum manu Nilo amne vectus est. Nec sustinuerunt Alexandri adventum Perase, defectione quoque perterriti. Iamque haud procul Memphi erat; in urbis praesidio Mazaces, praetor Darei, relictus, aurum omne Alexandro omnemque regiam supellectilem tradidit. A Memphi Nilo flumine vectus, Alexander ad ultimas terras Aegypti penetrat et adire Iovis Hammonis oraculum statuit. Iter vix tolerabile erat: terra caeloque aquarum penuria est, steriles harenae iacent et intolerabilis aestus existit. Secundo amne Alexander descendit ad Mareotin paludem. Nulla arbor, nullum culti soli occurrebat vestigium.
Alessandro, dopo che aveva mosso le sue milizie giunse nella regione dell’Egitto che ora chiamano “campo di Alessandro” poi con uno scelto manipolo di armati alla leggera navigò sul fiume Nilo. I persiani non sostennero l’arrivo di Alessandro, atteriti anche dalle defezione. (Alessandro) era ormai non lontano da Menfi; nella città (era) a presidio Mazace, pretore di Dario, rimasto, consegnò ad Alessandro tutto l’oro e tutto l’arredamento regio. Dopo aver navigato da Menfi sul fiume Nilo, Alessandro penetra nelle ultime terre dell’Egitto e ordinò di visitare l’oracolo di Ammone. Il cammino era appena tollerabile: in terra e in cielo vi era mancanza d’acqua, languivano gli sterili deserti e c’era un calore intollerabile. Alessandro discese dal secondo fiume verso la palude di Mareota. Non appariva nessun albero, nessuna traccia di suolo coltivato.