37 – Tum Laelius: ‘nunc fit illud Catonis certius, nec temporis unius nec hominis esse constitutionem rei publicae; perspicuum est enim, quanta in singulos reges rerum bonarum et utilium fiat accessio. sed sequitur is qui mihi videtur ex omnibus in re publica vidisse plurimum.’ ‘ita est’ inquit Scipio. ‘nam post eum Servius Tullius primus iniussu populi regnavisse traditur, quem ferunt ex serva Tarquiniensi natum, cum esset ex quodam regis cliente conceptus. qui cum famulorum numero educatus ad epulas regis adsisteret, non latuit scintilla ingenii quae iam tum elucebat in puero; sic erat in omni vel officio vel sermone sollers. itaque Tarquinius, qui admodum parvos tum haberet liberos, sic Servium diligebat, ut is eius vulgo haberetur filius, atque eum summo studio omnibus iis artibus quas ipse didicerat ad exquisitissimam consuetudinem Graecorum erudiit.
38 – sed cum Tarquinius insidiis Anci filiorum interisset, Serviusque ut ante dixi regnare coepisset, non iussu sed voluntate atque concessu civium, quod cum Tarquinius ex vulnere aeger fuisse et vivere falso diceretur, ille regio ornatu ius dixisset obaeratosque pecunia sua liberavisset, multaque comitate usus iussu Tarquinii se ius dicere probavisset, non commisit se patribus, sed Tarquinio sepulto populum de se ipse consuluit, iussusque regnare legem de imperio suo curiatam tulit. et primum Etruscorum iniurias bello est ultus; ex quo cum ma (*****)
37 – E allora Lelio: “questo conferma sempre più le parole di Catone secondo cui la nostra costituzione non sarebbe l’opera né di una sola età né di un solo uomo. Si vede bene, infatti, come ogni singolo re aggiungesse alla costituzione molti buoni ed utili istituti. Ma viene ora colui che mi pare abbia meglio d’ogni altro veduto chiaro nelle necessità dello Stato”. “Proprio così! disse Scipione, poiché a Tarquinio Prisco si vuole che, primo senza ordine del popolo, succedesse Servio Tullio, che si dice nato da una schiava tarquiniese e da un cliente del re. Educato con la servitù della casa reale al servizio della mensa, benché ragazzo, il cui vivido ingegno non tardò a farsi conoscere, tanto era intelligente in ogni servizio e in ogni parola. Tarquinio dunque, che aveva allora figliuoli in tenerissima età, aveva una tal predilezione per Servio che tutti lo credevano suo figlio. E Tarquinio faceva dare al ragazzo la perfetta e squisita educazione greca ch’egli stesso aveva avuta.
38 – Ma quando Tarquinio morì per tradimento dei figli di Anco, e Servio cominciò a regnare come già ho detto, non per espressa legge ma per volontà e consenso dei cittadini perché s’era sparsa la voce che Tarquinio soffrisse per le sue ferite ma non fosse ancor morto, Servio, in abiti regali, amministrava la giustizia e liberava gli oppressi dai debiti col proprio denaro. Mostrandosi straordinariamente affabile, diceva di amministrare a nome di Tarquinio e non volle mai affidarsi ai Padri. Ma, sepolto Tarquinio, volle finalmente che il popolo decidesse e ricevette anch’esso il potere da una legge curiata e suo primo pensiero fu vendicare con una guerra i danni fatti a Roma dagli Etruschi e poi (MANCA)