Dum haec in Venetis geruntur, Q. Titurius Sabinus cum iis copiis, quas a Caesare acceperat, in fines Unellorum pervenit. His praeerat Viridovix ac summam imperii tenebat earum omnium civitatum, quae defecerant, ex quibus exercitum magnasque copias coegerat; atque his paucis diebus Aulerci Eburovices Lexoviique senatu suo interfecto, quod auctores belli esse nolebant, portas
clauserunt seseque cum Viridovice coniunxerunt. Magnaque praeterea multitudo undique ex Gallia perditorum hominum latronumque convenerat, quos spes praedandi studiumque bellandi ab agri cultura et cotidiano labore revocabat. Sabinus idoneo omnibus rebus loco castris se tenebat, cum Viridovix contra eum duorum milium spatio consedisset cotidieque productis copiis pugnandi potestatem faceret, ut iam non solum hostibus in contemptionem Sabinus veniret, sed etiam nostrorum militum vocibus nonnihil carperetur; tantamque opinionem timoris praebuit, ut iam ad vallum castrorum hostes accedere auderent. Id ea de causa faciebat quod cum tanta multitudine hostium, praesertim eo absente qui summam imperii teneret, nisi aequo loco aut opportunitate aliqua data legato dimicandum non existimabat.
Mentre si compivano queste cose contri i Veneti, Q. Titurio Sabino con quelle truppe, che aveva ricevuto da Cesare, giunse nei territori degli Unelli.Era loro capo Virodovice e teneva il controllo del potere di rutte quelle nazioni, che s’erano ribellate, tra le quali aveva radunato un esercito e grandi truppe;ma dopo pochi giorni, Aulirci, Eburovici e Lessovi, ucciso il loro senato, perché non volevano essere iniziatori della guerra, chiusero le porte e si unirono con Virodovice.Inoltre da ogni darte dalla Galli si era raccolta una gran massa di personaggi perduti e predoni, che una speranza di far bottino ed una voglia di combattere distoglieva dall’afgricoltura e dalla fatica quotidiana.Sabino si manteneva negli accampamenti in posizione favorevole per tutte le situazioni, mentre Virodovice si era insediato contro di lui alla distanza di due miglia e quotidianamente fatte avanzare le truppe offriva la possibilità di combattere, tanto che Sabino non solo per i nemici arrivava al disprezzo, ma qualcosa si poteva cogliere anche dalle frasi dei nostri soldati; ed offri una così grande convinzione di paura, che ormai i nemici osavano avvicinarsi alla palizzata deglia accampamenti. Faceva ciò per tale motivo, perché con una massa così grande di nemici, soprattutto essendo assente colui che deteneva il supremo comando, il legato non riteneva di scontrarsi se non in posizione favorevole o per una qualche opportunità offertasi.