In eo proelio Caesar non amplius ducentos milites desideravit, sed centuriones, fortes viros, circiter triginta amisit. Interfectus est etiam, fortissime pugnans, Crastinus, gladio in os adversum coniecto. Neque id fuit falsum quod ille centurio in pugnam proficiscens dixerat. Nam, Caesarem respiciens, se facturum esse promiserat ut imperator sibi aut vivo aut mortuo gratias ageret. Ex Pompeiano exercitu circiter milia quindecim cecidisse dicebantur, sed amplius viginti quattuor milia in deditionem venerunt. At Lucius Domitius,cum eius victoris arbitrio se dedere nollet,ex castris in montem refugit; ibi vero, cum vires eum lassitudine defecissent, ab equitibus Caesaris est interfectus.
Pompeius autem, cum aciem suam iam inclinatam vidisset, equo invectus ad mare advolavit; ibique Lesbum transvehi iussit, in Aegyptum traiecturus.
In quel combattimento Cesare non desiderò più di duecento soldati, ma perse centurioni, uomini forti, circa trecento. Fu ucciso anche, combattendo fortissimamente, Crastino, colpito al volto con la spada. E non questo fu falso perchè quello aveva detto questo al centurione andando in battaglia. Infatti, guardando Cesare, aveva promesso che lui stesso avrebbe fatto in modo che il generale gli rendesse grazie o da vivo o da morto. Si diceva che dell’esercito pompeiano erano caduti circa quindicimila, ma ne vennero di più di ventiquattromila alla resa. Ma Lucio Domizio, non volendo concedersi all’arbitrio del suo vincitore, scappò dall’accampamento al monte: qui in vero, mancandogli le forze per la stanchezza, fu ucciso dai cavalieri di Cesare. Pompeo tuttavia, avendo visto che la sua schiera era piegata, salito a cavallo si diresse verso il mare, e qui ordinò che fosse condotto a Lesbo, per poi dirigersi in Egitto.