104 – Credis me potuisse meae maledicere vitae, ambobus mihi quae carior est oculis?non potui, nec, si possem, tam perdite amarem: sed tu cum Tappone omnia monstra facis.
105 – Mentula conatur Pipleium scandere montem: Musae furcillis praecipitem eiciunt.
106 – Cum puero bello praeconem qui videt esse, quid credat, nisi se vendere discupere?
107 – Si quicquam cupido optantique optigit umquam insperanti, hoc est gratum animo proprie. quare hoc est gratum nobis quoque carius auro quod te restituis, Lesbia, mi cupido. restituis cupido atque insperanti, ipsa refers te nobis. o lucem candidiore nota! quis me uno vivit felicior aut magis hac est optandus vita dicere quis poterit?
108 – Si, Comini, populi arbitrio tua cana senectus spurcata impuris moribus intereat, non equidem dubito quin primum inimica bonorum lingua exsecta avido sit data vulturio, effossos oculos voret atro gutture corvus, intestina canes, cetera membra lupi.
104 – Credi che io abbia potuto dire male della mia vita, lei che mi è cara più di entrambi gli occhi? Non potei, né, se l’avessi potuto, avrei amato così perdutamente: ma tu con Tappone fai ogni mostruosità.
105 – Minchia tenta di scalare il monte Pipleo: le Muse lo buttano a precipizio con i forconi.
106 – Con un ragazzo carino chi vede che c’è un banditore, cosa crede, se non che stravuole vendersi?
107 – Se qualcosa capitò mai ad uno bramoso e se l’augura senza sperarlo, questo è proprio gradito al cuore. Perciò pure a noi è gradito più caro dell’oro che ti restituisci, Lesbia, a me bramoso. Ti restituisci ad un bramoso e senza speranza, tu stessa ridai te a noi. Oh, luce dal segno troppo candido! Chi vive più fortunato di me unico o chi potrà dirsi più augurabile di questa vita?
108 – Se, Cominio, a giudizio del popolo la tua bianca vecchiaia sporcata da brutte abitudini crepasse, davvero non dubito che anzitutto la lingua nemica dei buoni, troncata sarebbe data ad un avido avvoltoio; gli occhi strappati li divorerebbe con l’avida gola un corvo, le viscere i cani, le altre membra i lupi.