Signa sunt in caelo duodecim. Aries beneficio Liberi, quod is cum exercitum in Indiam per Libyam duceret per loca sicca et arenosa, qua aquae inopia esset et exercitus eius siti adfligeretur, aries eis aquam demonstravit; et ob id a Libero Iovis Ammon est appellatus, eique fanum magnificum fecit ad eum locum ubi aquam invenit; quod abest ab Aegypto et Alexandria milia passuum novem. Ob eam rem a Iove petit ut inter sidera reciperetur. Alii putant eum esse qui Hellen et Phryxum vexerit. Taurus beneficio Iovis, quem Iuppiter a Neptuno fratre per gratiam abduxit; qui sensum humanum figura tauri continebat hisque Iovis iussu Europam Agenoris filiam Sidonia adludens decepit et eam Cretam deportavit. Ob eam rem Iuppiter in sideribus eum dignatus est immortali memoria. Gemini, qui
12 sono i segni zodiacali:
1. Ariete, assurto a costellazione per grazia di Dioniso, per il seguente motivo: allorquando Dioniso si trovò a condurre il proprio esercito attraverso i deserti libici, alla volta dell’India, fu proprio un ariete a mostrare una fonte alla compagine stremata dalla sete. Per ciò, Dioniso insignì l’ariete del nome di Giove Ammone, e gli dedicò un magnifico tempio, in corrispondenza del luogo in cui quello rinvenne la fonte, luogo distante 9 miglia da Alessandria d’Egitto. Per riconoscenza, dunque, Dioniso chiese a Giove di accoglierlo tra le costellazioni. Secondo un’altra versione, invece, si tratterebbe dell’ariete che portò in groppa Elle e Frisso.
2. Toro, assurto a costellazione per grazia di Giove, che se lo fece dare dal fratello Nettuno. Questo toro aveva, sotto fattezze animali, intelligenza umana; per ordine di Giove, rapì Europa, figlia di Agenore, mentre giocava sulla spiaggia di Sidone, e la portò a Creta. In segno di eterna riconoscenza, dunque, Giove lo fece assurgere tra le costellazioni.
3. Gemelli, trasfigurazione celeste dei Cabiri: trattandosi d’un culto misterico, parlarne significherebbe contravvenire alle leggi divine, se non si appartiene al novero degli adepti. Un’altra versione, identifica i Gemelli con Castore e Polluce, per il fatto che costoro hanno reso sicuri i mari, disinfestandoli dalla presenza dei predoni. Un’altra versioni ancora, li identifica con Ercole e Teseo, per il fatto che hanno compiuto “fatiche” simili.
4. Cancro, gambero, accolto tra le costellazioni per grazia di Giunone; infatti, la volta in cui Ercole fu mandato ad uccidere l’Idra ““ in latino “excetra” (serpente) ““ di Lerna, il granchio, su ordine di Giunone, s’intrufolò tra i piedi di Ercole, e lacerandogli le gambe (con le chele), gli riusciva più molesto che non la stessa idra, rappresentando per Ercole una vera e propria dannazione. Per riconoscenza, Giunone lo elesse nel nobile novero delle costellazioni.
5. Leone. Fu allevato nella valle di Nemea allo scopo precipuo di uccidere Ercole, secondo la volontà di Giunone, mandato sulla terra, si nascose a lungo in una grotta della regione argiva. Secondo la leggenda, Ercole ““ valendosi dell’aiuto di Molorco, che aveva ospitato l’eroe presso di sé ““ uccise il leone proprio con la clava che Molorco gli aveva dato in precedenza e da allora in poi indossò, a mo’ di veste protettiva, la pelle leonina. Affronto che alimentò l’odio di Giunone, la quale, di contro, per riconoscenza, elesse il leone nel nobile novero delle costellazioni.
6. Vergine, che noi romani identifichiamo con Dike. Un tempo viveva tra gli esseri umani, ma quando costoro presero a commettere ingiustizie, Giove la pose tra le costellazioni. Un’altra versione, però, identifica la Vergine con l’ateniese Erigone, figlia di Icario. Al padre di lei Dioniso offrì del vino, ché fosse fonte di ebbrezza per gli esseri umani; ma gli uomini a cui Icario, a sua volta, lo offrì, s’ubriacarono e lo uccisero, lapidandolo. Il cane ch’era con lui (ovvero con Icario, il padre di Erigone), testimone dell’omicidio del padrone, ululando di dolore tornò da Erigone; la quale, vedendolo tornare triste e da solo, lo segue con apprensione fino al luogo dove Icario giaceva morto. Scorto il cadavere del padre, Erigone lo seppellì, disperata, sul monte Imetto, e poi s’impiccò. Il cane rimase a lungo accucciato ai suoi piedi, senza mangiare; poi, preso dalla sete, si gettò in un pozzo. Dioniso chiese a Giove di farli assurgere tra le costellazioni, dato che (da vivi) non li aveva favoriti con la sua protezione. Erigone fu eternata nella Vergine, Icario nella costellazione di Boote ““ il cui apparire segna continui rivolgimenti atmosferici ““ e il cane nella costellazione del Piccolo Cane.
7. Bilancia, in greco “zygon”, nome che allude esplicitamente a somma clemenza e giustizia e che va riferito, in origine, ad un uomo; Stathmuchos (?) vien detto colui che, per primo, stando alla leggenda, fece scoprire agli uomini la bilancia ed il peso, cose considerate (da allora in poi) d’immensa utilità per il genere umano. Per tal motivo, egli venne fatto assurgere al novero delle costellazioni, col nome, appunto, di Bilancia.
8. Scorpione. L’animale che ““ nato sul monte Pelineo, nell’isola di Chio ““ punse a morte Orione, obbedendo ad un ordine di Diana. Orione, infatti, durante una battuta di caccia, scorse Diana e volle prenderla con la forza. Diana ricorse appunto allo scorpione, per ucciderlo. Giove fece assurgere nel novero delle costellazioni sia lo Scorpione che lo stesso Orione.
9. Sagittario. Si tratta di Croto, figlio della nutrice delle Muse, e delle Muse entrato nelle grazie perché le faceva divertire con le sue prove di maestria con l’arco. Secondo un’altra versione, si tratterebbe invece di Chirone, (assurto al novero delle costellazioni) per via del suo temperamento improntato a giustizia, rispetto degli dèi e ospitalità, nonché per la sua dottrina: infatti, fu maestro di Esculapio, in medicina, ed insegnò ad Achille a suonare la cetra e molte altre cose.
10. Capricorno. Vi fu immortalato il dio Pan. Al tempo in cui il Pitone, che abitava nelle grotte del Tauro, raggiunse l’Egitto per far guerra (agli dèi), Pan (per affrontarlo) assunse fattezze caprine. Così, dopo che gli dèi immortali ebbero comminato al Pitone una pena degna del suo affronto, in segno di eterna riconoscenza, fecero assurgere Pan nel novero delle costellazioni.
11. Acquario. Si tratterebbe di Ganimede, conosciuto anche come il “Deucalione di Tessaglia”. Scampato, lui solo con la moglie Pirra, al diluvio universale, gli dèi lo fecero assurgere al novero delle costellazione come premio della sua rinomata pietà.
12. Pesci. All’epoca della gigantomachia, Venere, presa da spavento, si mutò in pesce. Leggenda vuole, inoltre, che sul lido dell’Eufrate una colomba avesse covato per più giorni un uovo di pesce, (trovato) nelle acque del fiume; una volta schiusosi, dall’uovo fuoriuscì (Venere), dea benevola e misericordiosa verso gli esseri umani. A memoria di entrambe le vicende, i pesci furono fatti assurgere al novero delle costellazioni.