Postquam Romani Philippum, Macedonum regem, apud Cynoscephalas vicerant, Perseus, Philippi filius, in regnum patri successit. Romanorum victoria iuvenis animum non domuit: Perseus enim continenter ultionis cupiditate excitabatur. Frustra prudentes ministri regem monebant de ingentibus Romanorum viribus eorumque claris rebus gestis atque ei dicebant: “Si arma, domine, sumpseris contra populum Romanum, regnum libertatemque amittes!”. Sed Perseus, heres paterni odii adversus Romanos, foedera rupit et Romanis bellum indixit. In macedoniam contra regem a senatu missus est L. Aemilius Paulus consul, rei militaris peritus. Perseus, quia eius exercitus proelio victus fugatusque erat, in extremas Macedoniae regiones cum paucis amicis confugit, sed postremo in potestatem Romani consulis venit. Cum Aemilius Paulus Romae triumphum celebravit, miser Perseus in catenis post victoris currum trahebatur; denique inedia ac maerore praemature de vita decessit.
Dopo che i Romani avevano sconfitto Filippo, re dei Macedoni, vicino Cinocefale, Perseo, figlio di Filippo, successe nel regno al padre. La vittoria dei Romani non domò l’anima del giovane: Perseo infatti era spinto continuamente dal desiderio di vendetta. Inutilmente i ministri prudenti ammonivano il re della grande forza dei Romani e delle loro famose imprese e gli dicevano: “Se prenderai le armi Signore, contro il popolo Romano, perderai la libertà e il regno!”. Ma Perseo, erede dell’odio paterno contro i Romani, ruppe il trattato e dichiarò guerra ai Romani. Il console L. Emilio Paolo, esperto stratega, fu mandato in Macedonia dal senato contro il re. Perseo, poiché il suo esercito era stato sconfitto in battaglia e messo in fuga, si rifugiò nelle estreme regioni della Macedonia con pochi amici, ma alla fine cadde nel potere del Console Romano. Quando Emilio Paolo celebrò il trionfo a Roma, il povero Perseo in catene veniva trascinato dietro il carro del vincitore; alla fine morì prematuramente per fame e per dolore della vita.