Haec sunt omnia ingeni vel mediocris, exercitationis autem maximae; artem quidem et praecepta dumtaxat hactenus requirunt, ut certis dicendi luminibus ornentur. Itemque illa, quae sunt alterius generis, quae tota ab oratore pariuntur, excogitationem non habent difficilem, explicationem magis inlustrem perpolitamque desiderant; itaque cum haec duo nobis quaerenda sint in causis, primum quid, deinde quo modo dicamus, alterum, quod totum arte tinctum videtur, tametsi artem requirit, tamen prudentiae est paene mediocris quid dicendum sit videre; alterum est, in quo oratoris vis illa divina virtusque cernitur, ea, quae dicenda sunt, ornate, copiose varieque dicere. Qua re illam partem superiorem, quoniam semel ita vobis placuit, non recusabo quo minus perpoliam atque conficiam – quantum consequar, vos iudicabitis – quibus ex locis ad eas tris res, quae ad fidem faciendam solae valent, ducatur oratio, ut et concilientur animi et doceantur et moveantur. Ea vero quem ad modum inlustrentur, praesto est, qui omnis docere possit, qui hoc primus in nostros mores induxit, qui maxime auxit, qui solus effecit.
Nessuno di essi richiede un cervello eccezionale, ma tutti però richiedono un continuo esercizio; richiedono anche la conoscenza, delle norme della retorica, ma solo per essere rivestiti con gli ornamenti dello stile. Così pure le prove del secondo genere, che sono tutte create dall’oratore, non presentano difficoltà d’invenzione, ma piuttosto di esposizione, un’esposizione, dico, che sia chiara e forbita; poiché due dunque sono gli scopi che ci dobbiamo prefiggere nelle cause, uno riguardante che cosa e l’altro in che modo parliamo, per il primo, che sembra dipendere tutto dai precetti della retorica, utile, certo, lo studio, ma basta avere una intelligenza comune, per sapere che cosa bisogna dire; il secondo è quello in cui spiccano la forza incomparabile e l’ingegno dell’oratore consiste nel parlare con stile ornato, copioso e vario. Poiché a voi così piace, io non mi rifiuterò di ifiustrare e trattare a fondo quel primo punto in quanto ai risultati, giudicherete voi – cioè per quali vie il discorso possa produrre quei tre effetti, che soli sono capaci di produrre la persuasione, cioè il cattivarsi la simpatia degli ascoltatori, l’istruirli e il commuoverli. In quanto poi all’arte di abbellirle stilisticamente, c’è qui con noi un uomo che può farci da maestro, colui che introdusse per primo tra questo metodo, colui che lo portò alla massima perfezione, il solo che lo seppe realizzare.
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