Campana luxuria utilissima nostrae civitati fuit: invictum enim Hannibalem illecebris suis alliciens, debiliorem militibus Romanis tradidit. Nam luxuria Carthaginiensium vigilantissimum ducem et acerrimum exercitum dapibus largis, maxima vini copia, unguentorum fragrantia, amoris consuetudine lasciviore ad desidiam et delicias evocavit. Ac tum demum Punica feritas fracta et contusa est. Nihil ergo foedius est, nihil damnosius vitiis quae virtutem atterunt, sopitam gloriam in infamiam convertunt animique pariter et corporis vires expugnant. Talia vitia etiam Volsiniensium civitatem funditus everterunt. Urbs opulentissima atque morum et legum observantissima erat, Etruriae caput putabatur: sed eius cives, postquam luxuriae stultissime se dederant, tam indulgentes ignavique facti sunt ut servorum insolentissimae dominationi se subicerent.
La lussuria Campana fu utilissima per la nostra Roma: attraendo infatti l’invincibile Annibale con le sue lusinghe, offrì il meglio ai soldati romani. Infatti l’amore per il lusso dei Cartaginesi chiamò all’inoperosità e all’amore per le delizie il più attento comandante dei Cartaginesi e l’esercito più combattivo per mezzo di sontuosi banchetti, abbondanza di vino, fragranze di profumi, con la consuetudine troppo sfrenata dell’amore verso l’ozio e le delizie. E allora la grande ferocia dei Cartaginesi fu precisamente spezzata e confusa. Nulla è dunque così cattivo, nulla più dannoso ai vizi che logorano il valore, trasformano la gloria dell’animo e del corpo. Tali vizi distrussero del tutto anche la città del Volsiniesi. La città era assai ricca e rispettosa delle tradizioni e delle leggi, era ritenuta il capo dell’Etruria: ma i suoi cittadini, dopo che molto stupidamente si diedero alla lussuria, diventarono così indulgenti e pigri che si sottomisero all’insolentissima dominazione della servitù.