Annos undeviginti natus, exercitum privato consilio et privata impensa comparavi et rem publicam, a dominatione factionis oppressam, in libertate vindicavi. Milia
civium romanorum sub sacramento meo fuerunt circiter quingenta. Deduxi in colonias, aut remisi in municipia sua, milia aliquanto plura quamtrecenta et iis omnibus agros adsignavi aut pecuniam pto praemiis militiae dedi. Naves cepi sescentas. Bis ovans triuphavi et tres egi curules triumphos et appellatus sum semel et viciens imperator. Ob meas res terra marique prospere gestas
quinquagiens decrevit senatus dis immortalibus supplicationes. Supplicaverunt autem ex senatus consulto per dies DCCCLXXXX. In triumphis meis fuerunt ante currum meum reges et regum liberi novem. Consul fueram terdeciens cum scribebam haec princeps senatus fui per annos quadraginta.
A diciannove anni costituii un esercito con un’iniziativa e una spesa private; con tale esercito ho restituito la libertà allo Stato, oppresso dal potere delle fazioni. Cinquecentomila cittadini romani circa mi prestarono giuramento militare. Con costoro fondai colonie e, quando ebbero concluso il servizio militare, ne riassegnai ai loro municipi poco più di trecentomila, assegnando a ognuno di loro poderi o offrendo denaro come premio per la milizia. Catturai seicento navi, senza contare quelle più piccole di una trireme. A causa delle mie imprese felicemente portate a termine il senato decretò che si dovessero rivolgere agli dei immortali pubbliche preghiere di ringraziamento per cinquantacinque volte. Poi pregarono per deliberazione del senato per 890 giorni. Nei miei trionfi davanti al mio cocchio c’erano nove re o figli di re. Quando scrivevo queste cose ero stato console per tredici volte e capo del senato per quaranta anni.