Postquam Archidamus, Lacedaemoniorum rex, in Atticam cum magno exercitu irruit, omnium civium multitudo in urbem confugit, atque eodem tempore pestilentia gravis Piraei portum occupavit et in cives ingruit, qui intra moenia Athenarum erant congregati. Brevi tempore in cives omnium ordinum morbus et contagio saevit. Nec divites magis quam pauperes, nec viros magis quam feminas pestis iactavit. In tota urbe luctus erat et et ingens fletus et gemitus. In animalia quoque incidit morbus: viae ac porticus, ubi homines et animalia iacebant, spectaculum praebebant horribilem.
Giacché Archidamo, re di Sparta, invase l’Attica con un grande esercito, l’intera popolazione (ateniese) si rifugiò nella città; contemporaneamente, una peste terribile si diffuse nel porto del Pireo e s’accani contro i cittadini che s’erano ammassati entro le mura di Atene. In breve tempo, la contagiosa malattia infierì contro i cittadini d’ogni ordine (sociale): la peste colpì tanto i ricchi quanto i poveri, tanto gli uomini quanto le donne. In tutta la città, c’era (aria di) lutto, e pianti a fiumi e lamenti. Il morbo colpì anche gli animali: le vie ed i portici, dove giacevano (i cadaveri di) uomini e (le carcasse degli) animali, offrivano uno spettacolo orribile.
Cosa c’entra questo commento con la versione?
Le preghiere e i voti furono inutili, e la scienza dei medici non recava alcun sollievo dei patimenti.
Così tanta disgrazia esasperò il popolo; e così gli Ateniesi richiamarono ad Atene Pericle, che allora devastava le coste dell’Argolide con la flotta.