Atque ut uxoriam quoque fidem attingamus, Tertia Aemilia, Africani prioris uxor, mater Corneliae Gracchorum, tantae fuit comitatis et patientiae, ut, cum sciret uiro suo ancillulam ex suis gratam esse, dissimulauerit, ne domitorem orbis Africanum femina ~ magnum uirum inpatientiae reum ageret, tantumque a uindicta mens eius afuit, ut post mortem Africani manu missam ancillam in matrimonium liberto suo daret. Q. Lucretium proscriptum a triumuiris uxor Turia inter cameram et tectum cubiculi abditum una conscia ancillula ab inminente exitio non sine magno periculo suo tutum praestitit singularique fide id egit, ut, cum ceteri proscripti in alienis et hostilibus regionibus per summos corporis et animi cruciatus uix euaderent, ille in cubiculo et in coniugis sinu salutem retineret. Sulpicia autem, cum a matre Iulia diligentissime custodiretur, ne Lentulum Cruscellionem, uirum suum proscriptum a triumuiris in Siciliam persequeretur, nihilo minus famulari ueste sumpta cum duabus ancillis totidemque seruis ad eum clandestina fuga peruenit nec recusauit se ipsam proscribere, ut ei fides sua in coniuge proscripto constaret.
E, affinché citiamo anche la lealtà di una moglie, Terzia Emilia, Terzia Emilia, moglie del primo Africano e madre della Cornelia dei Gracchi, fu così gentile e paziente che, pur sapendo della simpatia nutrita da suo marito per una giovane ancella, fece finta di nulla, ad evitare che una donna accusasse il trionfatore del mondo intero e che la sua incapacità di sopportare facesse chiamare in giudizio un grand’uomo come lui; e il suo animo fu tanto lontano dal nutrire sentimenti di vendetta che, liberatala dopo la morte di suo marito, la diede in isposa ad un suo liberto. Quinto Lucrezio, che era stato proscritto dai triumviri, fu salvato con grave rischio dair imminente pericolo di vita sulla soffitta della camera da letto da sua moglie Turia con la complicità di una sola ancella, e ciò Turia fece con una fedeltà tale che, mentre gli altri proscritti riuscivano a stento a salvarsi in regioni estranee ed ostili a prezzo di gravi sofferenze fisiche e morali, egli ebbe salva la vita in una camera da letto e sul seno della moglie. E Sulpicia, pur sorvegliata assai attentamente da sua madre Giulia perché non seguisse in Sicilia suo marito Lentulo Cruscellione, ch’era stato proscritto dai triumviri, nondimeno, indossato un abito servile e in compagnia di due ancelle e altrettanti servi, fuggì clandestinamente e lo raggiunse, non rifiutando di proscrivere sé stessa per essere coerentemente fedele al marito pur proscritto.